IL CORTEO STORICO DI SIGNA
Immaginatevi di essere nel Rinascimento, a Firenze o in una delle cittadine del contado. Passeggiando per le strade, svoltato l’angolo, all’improvviso, vi imbattete in una processione. O meglio, ne siete già in mezzo…
Ecco, questa è l’atmosfera giusta per potersi gustare una delle tante sfilate del Corteo Storico di Signa.
Osservate i simboli, civili, militari, amministrativi, di potere, della Signa rinascimentale: i Gonfaloni, il Palio, le bandiere dei Popoli, le bandiere delle Arti e Mestieri fiorentine, i colori che distinguono i Popoli.
Vedete famiglie intere di nobili o di notabili della Signa dell’epoca: i Nobili, le Nobildonne, i loro figli, le loro Ancelle, le loro Nutrici, le loro Dame, i loro Cavalieri, le loro Damigelle, i loro Paggetti.
Ammirate le autorità civili della Signa del Rinascimento: il Podestà, il Notaio, il Camarlingo Generale, i Nove del Consiglio Generale del Comune, le rappresentanze di tutte le Arti e Mestieri.
Apprezzate le autorità militari della Signa rinascimentale: il Capitano del Popolo, gli Alfieri, gli Alabardieri, gli Arcieri, gli Armati, i Pennonieri, i Tamburini ed i Chiarinisti.
Scoprite le autorità religiose della Signa d’allora: il Pievano, i sacerdoti delle parrocchie che facevano capo alla Pieve e le Compagnie o Confraternite religiose del tempo.
E gustate, nell’insieme delle figure dell’epoca, i ricchi e bei costumi, realizzati artigianalmente come allora, con un’infinità di colori, di disegni, di modelli, di fattezze, rigorosamente d’epoca, nei loro visi, nei loro portamenti, nei loro costumi, nelle loro calzature, nelle loro acconciature e nelle loro bigiotterie, nelle loro armi e nei loro fregi… non ce n’è d’eguali… ed il suono antico dei tamburi e delle chiarine che s’innalza nel cielo…
Uno spaccato di vita rinascimentale… un balzo nel nostro passato più bello e più fecondo, per capire meglio il nostro presente e per costruire al meglio il nostro futuro… Questo, in fondo, è il Corteo Storico di Signa.
Il Corteo Storico di Signa, nella sua forma attuale, è nato nel 1971, ad opera di persone che avevano ed hanno a cuore la storia, le tradizioni e la fede religiosa del nostro popolo di Signa, tra le quali ci piace ricordare la figura del compianto Primo Mannelli, che ne fu l’ispiratore e l’iniziatore, è realizzato grazie al lavoro ed all’impegno costante di molti signesi, ed ha oggi assunto notevoli proporzioni.
La sua composizione massima è di circa 300 figuranti, ma sfila ed ha sfilato anche con configurazioni più ridotte (circa 100 persone) o, addirittura, minime (circa 30-50 persone) e si può ben esibire quale ideale cornice per cerimonie di inaugurazione, oltre che per le tradizionali sfilate storiche.
I ricchi costumi, tutti realizzati artigianalmente, utilizzando materiali pregiati e particolarmente idonei, sono frutto di lunghe ricerche storiche e di precise ricostruzioni, rilevate da dipinti, disegni ed affreschi della prima metà del XV secolo, e sono arricchiti con acconciature e bigiotteria, armi e fregi della stessa epoca.
Il Corteo Storico è nato per rievocare solennemente la processione in occasione della traslazione del corpo della Beata Giovanna, avvenuta nel 1385, ed è la forma con cui attualmente noi ricordiamo questa nostra grande concittadina, patrona di Signa, Corteo che è esso stesso parte integrante di una processione religiosa.
La Festa della Beata Giovanna che si svolge ogni anno a Signa il Lunedì di Pasqua, rappresenta una delle occasioni più alte e sentite dalla popolazione di Signa.
E’ questa forse la circostanza che maggiormente si presta ad un festoso incontro fra tutti gli abitanti di Signa, che da sempre trovano la loro unità nel nome della Beata Giovanna, uno dei personaggi più importanti della nostra storia locale, che nacque, secondo alcune fonti documentarie, nel 1242 a Signa, dove si distinse nella preghiera e nella contemplazione. Da ogni parte della Toscana si svilupparono verso di Lei varie forme di venerazione popolare che, nella loro essenza, sono arrivate sino ad oggi.
Il Corteo Storico è cresciuto insieme al paese ed è oramai diventato uno spettacolo di grande richiamo.
Nato come manifestazione solamente religiosa, esso ha progressivamente accresciuto la sua importanza, ingrandendosi ed arricchendosi di iniziative collaterali (come il Palio degli Arcieri dei Popoli di Signa, durante l’Antica Fiera di Settembre, che stabilisce l’ordine di precedenza dei quattro Popoli nel Corteo) e si è trasformato in una manifestazione dall’accurata regia e dall’altrettanto curata sceneggiatura.
Le sue radici, quindi, affondano profondamente nella storia, nella fede religiosa e nella tradizione del nostro popolo di Signa.
Andrea Gradi
….. e vestirono il sacco color bianco …..
Era una mattina di primavera, quando i fatti che racconteremo si verificarono. Prima di iniziare, vogliamo però ricordare il tempo e le vicende che li determinarono.
Un grande della nostra letteratura lo ha già fatto prima di noi, ed è doverosamente con le sue parole che ne iniziamo la narrazione, consapevoli che a molti rinverdiremo i ricordi scolastici.
Si tratta della “Introduzione alla Prima Giornata” del “Decamerone” di Giovanni Boccaccio.
“… Dico adunque che già erano gli anni della fruttifera Incarnazione del Figliuolo di Dio al numero pervenuti di mille trecentoquarant’otto, quando nella egregia città di Fiorenza, oltre ad ogni italica nobilissima, pervenne la mortifera pestilenza, la quale o per operazione de’ Corpi Superiori o per le nostre inique opere da giusta ira di Dio a nostra correzione mandata sopra i mortali …” e quindi prosegue: “… non perciò meno d’alcuna cosa risparmiò il circustante contado, nel quale (lasciando star le piccole castella, che simili erano nella loro piccolezza alla città) per le sparte ville e per gli campi i lavoratori miseri e poveri e le loro famiglie, senza alcuna fatica di medico o aiuto di servidore, per le vie e per li loro cólti e per le case di dì e di notte indifferentemente non come uomini, ma quasi come bestie morieno …”
Ecco, riprendiamo ora il racconto di quella mattina dell’anno 1348, mentre nelle città e nelle campagne, imperversava la peste.
Un gruppo di uomini, per l’esattezza ventiquattro, tutti di Signa, uniti dal medesimo intento di recare aiuto e conforto a chi da questo morbo era stato colpito, guidati da un uomo chiamato Uguccio, scesero verso la Costa e traverso il ponte sull’Arno, risalirono al Convento delle Selve, situato sulla collina dirimpetto al Castello di Signa.
Qui si incontrarono con Frate Pietruccio dell’Ordine dei Frati Carmelitani, conosciuto per il suo carisma. A lui richiesero la benedizione e la sua guida spirituale.
Si confessarono e si comunicarono tutti, eccettuato Morozzo di Tendi da Signa, il quale mentendo disse di essersi confessato.
Costui fu poi punito per la sua falsità, come viene descritto nella “Vita e Opere della Beata Giovanna”, manoscritto del XIV secolo.
Promessa fedeltà all’impegno assunto nell’ambito delle proprie possibilità nello svolgimento di quest’opera di pietà, si incamminarono per la loro missione e vestirono il sacco color bianco.
Andarono per Signa e territorio di Gangalandi, infino al Castello di Montelupo ed Empoli e nei circostanti territori, aiutando tutti quanti ne avevano bisogno sia nel corpo che nello spirito.
Questa storia è la nostra storia. Il ricordo che riusciremo a decifrare, ognuno nel nostro intimo, è in sostanza un ricordo del nostro popolo.
a cura del Gruppo Archeologico Signese
QUATTRO BANDIERE PER QUATTRO POPOLI
Signa, come tutte le città più antiche, ripartite territorialmente a scopi militari e amministrativi in Terzieri, Quartieri o Sestieri, era anticamente divisa in quattro parti o Popoli: Santa Maria in Castello, San Lorenzo, San Miniato e San Giovanni.
I Popoli presero il nome dalla Chiesa principale che si trovava all’interno di ciascuno di essi, ed il loro Santo fu eletto a protettore del Popolo stesso.
Nel Corteo sono rappresentati dagli Alfieri, ciascuno dei quali porta la bandiera (o insegna) del proprio Popolo.
La bandiera di Santa Maria in Castello è in campo bianco, dominata da un grande giglio azzurro, è contornata da liste argentee e porpora composte con simboli mariani, in onore della Vergine, protettrice di questo Popolo.
Quella di San Lorenzo è in campo nero e verde, dominata diagonalmente da una graticola argentea, simbolo del Santo martire ricordato da questo Popolo.
La bandiera di San Miniato, invece, è sormontata da una corona trafitta da una spada in ricordo del martirio del Santo fiorentino, in campo nero, con la parte inferiore fiammeggiante di color arancio.
Infine, quella di San Giovanni è dominata da una grande croce rossa in campo bianco; ai lati sono presenti delle onde, a simboleggiare l’acqua del battesimo, e, in uno scudetto, la crux populi del Battista.
Andrea Gradi